LA GRAFOLOGIA

giudiziario

Finalità nella ricerca

In campo giudiziario l’esperto (perito o consulente) in quanto chiamato ad affiancare il giudice , qualora sia stato il magistrato a nominarlo, o la parte, (pubblico ministero come parte pubblica - parte civile attrice e parte convenuta; in penale l’imputato o la parte civile o il responsabile civile), svolge specificamente una funzione di valutazione tecnica delle prove, necessaria a chi del processo è protagonista. La grafologia trova applicazione in questo campo come perizia/consulenza grafica in genere, in particolare quella su base grafologica e quella grafologica in senso proprio come strumento di analisi della personalità. Nel momento in cui la scrittura in quanto tale acquista il valore di ”prova”, inserendosi cioè in un procedimento contenzioso all’esito del quale il giudice deve attribuire la ragione o il torto, dichiarare l’innocenza o la colpevolezza, sorge l’esigenza di stabilire l’autenticità della scrittura. I primo studio sulla grafologia, intitolato Systeme de graphologie fu pubblicato dall’abate Jean-Hippolyte Michon nel 1875, anche se si può far risalire l’inizio della grafologia ad autori dell’antichità come Demetrio da Falerno ( 350 a. C.) e a Dionisio di Alicarnasso (60 a. C.). Come risultato della progressiva elaborazione della grafologia in campo peritale nasce la grafologia giudiziaria ad opera soprattutto della Scuola Superiore degli Studi Grafologici dell’Università di Urbino. La peculiarità individuale, la diversità delle scritture, parallelamente alla diversità dei caratteri dei singoli individui, costituisce la base sia della grafologia che della perizia grafica. Secondo Moretti il fenomeno grafico viene analizzato nei suoi tre aspetti fondamentali: la pressione (tono energico di base e sua canalizzazione), il gesto grafico ( struttura biopsichica di base), il gesto fuggitivo ( modalità espressiva più immediata e fuggevole, legata agli automatismi gestuali e perciò difficilmente sopprimibile in caso di dissimulazione o riproducibile in caso di imitazione). Inoltre il gesto grafico viene studiato nelle sue implicazioni neurofisiologiche e neuropsicologiche. In sede giudiziaria la perizia grafica dell’esperto, attraverso indagini e accertamenti tecnici, stabilisce, in termini di certezza, possibilità e probabilità, se una scrittura sia o meno spontanea, se sia o non autentica e se sia attribuibile o meno a un determinato autore. Il perito può adottare nella sua indagine vari metodi tra cui ricordiamo il metodo grafometrico che si basa su rilievi prettamente quantitativi e standardizzati; il metodo grafoscopico-elettronico che si concretizza nelle rilevazioni strumentali dei reperti, attraverso tecniche di ingrandimenti fotografici o di illuminazione, che rendono percepibili tracce grafiche difficilmente visibili ad occhio nudo; il metodo elettronico che è basato sulla elaborazione automatica dei dati a mezzo di computer e monitor; il metodo grafonomico che vede il gesto grafico come prodotto cerebrale, psichico e neuromuscolare; il metodo grafologico che tiene conto sia della genesi neurofisiologica del gesto grafico che dei contenuti psicologici utilizzabili quale ulteriore mezzo di indagine. Ogni reperto obiettivo viene rapportato a corrispettive strutture biotipologiche che definiscono i limiti scritturali e le possibilità scrittorie, da tenere presenti in sede comparativa e attributiva. Il Moretti concepisce la scrittura come una diretta registrazione della struttura costituzionale e psicologica del soggetto scrivente, della struttura e della dinamica del suo cervello per cui il metodo grafologico permette di evidenziare “i segni grafici” che esprimono la personalità dello scrivente e la diversità fra gli scriventi. Tale concetto è insieme la base fondamentale della grafologia e della perizia, infatti la ricerca dei segni inconfondibili della personalità grafica è fondamentale per stabile con certezza l’attribuzione della scrittura, infatti poiché la scrittura è fortemente automatizzata e non soggetta al continuo controllo della volontà cosciente , vi si riflettono tutte le spinte subconscie e gli impulsi forniti di carica emotiva, che ne rendono difficile sia l’imitazione che la dissimulazione. Come è unica, individuale, distinta e distinguibile da tutte le altre la personalità dello scrivente, lo stesso vale per la sua scrittura, ragion per cui è impossibile non solo imitare quella di un’altra persona ma perfino alterare la propria.